11 agosto 2015

Neela Vermeere Creations Pichola edp (2015)

Alcuni profumi colpiscono soprattutto per una materia protagonista al punto che vengono ribattezzati come "il vetiver" o "la rosa". Altri hanno il potere di trasportarci immediatamente in un luogo, una situazione o un particolare stato d'animo. Pochi vanno oltre invadendo visceralmente i sensi: così un profumo diventa colore, superficie e suono vivendo in più dimensioni, riempiendo lo spazio come una scultura. Neela Vermeire è fra quei pochi e, senza lasciarsi indurre in facili tentazioni, ha infilato in pochi anni una personalissima collana di perle olfattive.

L'Udaipur City Palace ed il lago Pichola
Nata col nome in codice di Progetto P, Pichola è la quinta fragranza frutto della collaborazione fra Neela Vermeire ed il maestro profumiere Bertrand Duchaufour e la prima ispirata ad un luogo particolare dell’India invece che a personaggi o periodi storici. Pichola è un lago artificiale creato nel 1362 per volontà del Maharaja del Rajasthan sulla città di Udaipur impreziosita da splendidi palazzi di marmo candido. Chissà se questo segna una nuova direzione nell’universo narrativo di Neela. Che in futuro ci regali altre mete olfattive? Creatrice esigente e con le idee chiare, Neela anche stavolta riesce a spingere la mano di Duchaufour oltre la sua comfort zone olfattiva alla ricerca di nuove vie. Il risultato è una bellissima eau de parfum floreale-speziata di cui non ho scritto finora nell’attesa del gran caldo per gustarla al meglio. Infatti più caldo è, maggiore è la goduria e in queste settimane è diventata una delle mie favorite per l'estate.

George Hoyningen-Huene per Vogue, luglio 1930
Il senso che meglio descrive Pichola è il tatto, la memoria di forma del pelo d’acqua. Il confine flottante fra emerso e sommerso cangia, riflette l'oro e l'argento del cielo quando l'onda non svela l'abisso. E' una linea spessa come un muro di cristallo o sottile come ali di libellula a seconda. Questo dualismo vive in Pichola sin dall'apertura croccante di cardamomo, petitgrain e aldeidi, splendente di zafferano e agrumi succosi rinfrescati dal ginepro. Mentre ci si tuffa col fiato sospeso nella sua dissonanza, Pichola crocca con la stessa voluttà di un cucchiaino tuffato in una setteveli.
Una volta superata la barriera, la luce si attenua mentre ci si immerge lentamente in un mazzo di neroli e fiori assolati che ammiccano con la sensualità esotica di quei Caldei, figli del sole, così chic negli anni trenta. I marmi accecanti di Udaipur sfumano lontano mentre la densa oscurità come un ventre ci avvolge nell’umore materno del sandalo, ad un palmo dal fondale terroso e conturbante di tuberosa. Pichola ha sillage medio ed ottima tenuta e dopo molte ore restano echi boschivi lontani, mistici come il mormorio degli asceti, languidi come il fruscio delle sete delle bajadere.

La recensione è basata su un campione omaggio di Neela Vermeire Creations.

Bajadere (1862)



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