3 maggio 2013

Ambra grigia, oro galleggiante (1/2)

"Le signore raffinate e i gentiluomini dovrebbero deliziarsi con un'essenza che si trova nelle ingloriose viscere di una balena indisposta" Moby-Dick - Herman Melville
 
Bernard Bourgeois a Esxence 2013
Come sempre, l'Osmothèque con le sue conferenze rimane una delle presenze per cui vale la pena di aspettare Esxence. Quest'anno poi hanno esaudito un mio grande desiderio (senza nemmeno averlo espresso) portando a Milano la monografia dedicata alle materie di origine animale in profumeria che mi sono perso l'anno scorso a Versailles e che l'Osmothèque riproporrà il prossimo 14 maggio.
Le materie prime di origine animale sono state usate per secoli nella profumeria tradizionale sia per il loro ruolo di fissatori ma anche per le note particolarmente vibranti ed evocative che ci parlano con un linguaggio atavico e misterioso. Sarebbe difficile tentare di condensare in un post la brillante esposizione di Bernard Bourgeois su ambra grigia, muschio di cervo, castoreum e zibetto. Siccome oltre alle bellissime materie e creazioni presentate dall'Osmothèque ho avuto modo di sentirne altre vecchie e nuove contenenti ambra grigia, ho deciso di parlarvi proprio di questa materia affascinante il cui uso millenario si perde nel mito: l'oro galleggiante.

Blocco di ambra grigia
Ironia della natura: per secoli gli alchimisti si sono dannati su come tramutare materia vile in oro senza pensare che è esattamente quello che fa il capodoglio (Physeter Macrocephalus). A lungo la formazione dell'ambra grigia è stata oggetto di miti e teorie fantastiche: per Avicenna proveniva da una sorgente sottomarina mentre alla corte di Luigi XV era considerata come un tipo di spuma marina. Oggi si sa che è proprio questo mammifero a produrla. Quando il capodoglio ingoia seppie e molluschi, capita che i rostri dei calamari provochino ferite alle sue pareti gastriche. Da queste ferite fuoriesce una sostanza cicatrizzante che ingloba i rostri e parte del cibo in un bolo che poi viene espulso. Questo boccone indigesto galleggia per anni a pelo d'acqua e matura sotto il sole, cullato dalle onde e dal vento. Quello che approda a riva è un ammasso solido e grigiastro preziosissimo. Purtroppo oggi l'inquinamento dei mari rende sempre più difficile trovarne o comunque trovarne di buona qualità. Basta pensare ai poveri capodogli che spesso si feriscono ingerendo bottiglie di plastica e rottami invece che rostri di calamaro. La maggior parte dell'ambra grigia viene ritrovata lungo le coste dell'Antartide, dell'Australia e dell'oceano indiano. Viste le quotazioni (12.000 euro/Kg), se capitate in vacanza da quelle parti vale la pena comunque di tenere gli occhi aperti passeggiando sul bagnasciuga. In caso foste fortunati, potete sempre avere una stima del vostro tesoro qui.

Una volta essicata, l'ambra grigia è ridotta in polvere e trattata in tintura alcolica al 3-5%. Più a lungo macera (minimo 6 mesi) e migliori sono le qualità olfattive della tintura che si ottiene. Il suo aroma è complesso, marino ed animale, legnoso e balsamico, mielato e tabaccato con accenni di cuoio ed ha una tenacità eccezionale che lo rende anche un ottimo fissativo. Lo si distingue facilmente annusandolo perché unisce i sentori animali a quelli della brezza marina dando quell'odore irresistibile di pelle abbronzata dopo la spiaggia. A volte prevale un aspetto, a volte l'altro. Ad esempio basta sniffare No. 5 nella sua formulazione originale per capire che la varietà preferita da Ernest Beaux è quella in cui prevale l'aspetto marino, leggero, quasi floreale. Indossando Shalimar vintage invece, si sente pulsare un accordo vanigliato sensualissimo che svela l'amore di Jacques Guerlain per l'ambra grigia più fecale e quasi cuoiata.

Ed ecco la < seconda parte >. Non perdetela!

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