18 dicembre 2012

Le candele di Gini Fragranze: il respiro della terra

E' cosa nota, ho un debole per le candele e se non ve ne parlo spesso è solo perchè provare una fragranza è più facile che provare una candela. Il bello della candela rispetto agli altri modi di profumare un ambiente è che bisogna viverla. Una volta accesa è come un focolare che va custodito, che diffonde calore, luce e fragranza, che fa compagnia mentre ce la godiamo da soli e aggiunge atmosfera se stiamo con qualcuno. Nelle sere invernali godo spesso della compagnia di una candela ed un bicchiere di vino quindi lo scorso settembre nei giorni di Pitti Fragranze ho accettato con grande entusiasmo l'invito di amici appassionati di vino e profumi a scoprire le candele di Gini Fragranze.


Parlando di buon vino, la famiglia Gini produce vini con passione da tre generazioni ed ha ricevuto riconoscimenti in campo internazionale. Lo stesso amore per la terra del Soave da cui le uve migliori prendono i loro profumi è lo spirito che Francesco, il giovane di casa, ha voluto mettere il un'altro piacere da gustare. Così mentre ci offre un assaggio del loro strepitoso recioto (che nettare orgasmico!), Francesco racconta con sguardo schietto e voce entusiasta come si siano "seduti davanti ad un bicchiere generoso con l'equipe di inFragranti Parfumeur per condividere ricordi ed emozioni" e dall'incontro siano nate tre atmosfere olfattive, tre candele che raccontano l'identità e la tradizione del vivere in armonia con la terra: Contrada Salvarenza, Colle Foscarin e Campo Casanova.

Anche nellla scelta dei materiali il rimando alla terra è fortissimo: essenze naturali in buona percentuale, cera e stoppino ottimi che bruciano senza far fumo. La semplicità del packaging (unico neo la mancanza del coperchio) accosta suggestivamente il bianco di una porcellana Richard Ginori finissima alla cera verde oliva, che liquefando sembra olio, di quello buono da mangiare sul pane. Per questo mi son piaciute, perchè mi riportano a quando ero bambino, alla lentezza delle cose semplici e alla campagna coi suoi aromi e i suoi colori.

Quella che mi sto godendo in questo periodo è Contrada Salvarenza, forse perchè nel periodo più freddo mi da luce e in effetti è descritta come "la natura che dopo il lungo letargo ci chiama a lei. E' il momento del gran risveglio". La trovo anche molto natalizia coi suoi sentori "bianchi" e freschi dei fiori di mandorlo e ciliegio che sfiorano il mangereccio ed un retrogusto speziato-erbaceo asciutto in cui sento un bel duetto elicriso-artemisia che bilancia la dolcezza e la rende elegantissima.

E' piaciuta molto ai miei cari invece Colle Foscarin dove "i giovani si arrampicano sul colle... Sono il vigore della giovinezza. E' il sole che li benedice nel suo abbraccio. All'ombra delle vigne le bimbe accudiscono all'orticello di famiglia... Si mettono, come fa la mamma, una foglia di basilico sul petto. Sono la grazia dell'innocenza". L'aroma che sprigiona è rubato agli odori inebrianti dell'orto di giugno: mentuccia, salvia, pomodoro e soprattutto un basilico intriso di sole, scaldato dal chiodo di garofano secco, quasi legnoso, vigoroso come la calura estiva.

La prima che mi ha conquistato invece è stata Campo Casanova per il mio amore spassionato per il patchouli. Il suo odore umido, dolciastro e legnoso è l'essenza dell'autunno e qui viene usato per dipingere "spogli scheletri di corteccia bagnati dalle piogge" mentre le note fruttate di uvaggio e bacche rosse, unite alla mirra e ad un fil di fumo tratteggiano l'idea di un momento di tranquillità con un buon libro, le suite per violoncello di Bach in sottofondo e del vino novello sorseggiato seduti fra i guizzi del fuoco nel camino e i ceppi messi ad asciugare.

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